Soffrono di mal di schiena circa 540 milioni di persone al mondo, un numero gigantesco (e la stima è per difetto). Il problema del mal di schiena è che spesso i medici brancolano nel buio, e per “accendere la luce” si affidano con leggerezza a risonanza magnetica, farmaci e interventi chirurgici.
Ora, può sembrare semplicistico dire che è il momento di ripensare all’approccio con il mal di schiena, ma è proprio questo l’appello che arriva da tre studi pubblicati su The Lancet realizzati da un gruppo di ricerca internazionale. Guardando, ad esempio, alla chirurgia: la fusione dei dischi, l’inserimento di dischi artificiali o la somministrazione di iniezioni spinali generalmente non sono d’aiuto.
Nel rapporto costi/benefici l’ago della bilancia propende decisamente verso i primi. Il problema in molti casi sono i soldi, anzi il business. In alcuni Paesi i pazienti con un mal di schiena di origine ignota sono fonte di guadagno, troppo per pensare di scegliere un altro approccio.
Lo stesso discorso vale per i farmaci, ai quali si lega anche una disinvolta somministrazione di oppioidi. Anche se «studi recenti hanno dimostrato che non sono più efficaci di altri più sicuri medicinali, tuttavia a molti pazienti vengono prescritti farmaci che hanno oppiacei al loro interno. I pazienti dovrebbero ricevere il farmaco più sicuro per il minore tempo possibile al dosaggio più basso».
Manipolazioni, movimento e una postura corretta possono portare risultati insperati. Anche se, come sempre, non esiste una ricetta miracolosa e ogni caso fa storia a sé.
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